Maurizio Salvi

Rubrica

La paura del pubblico e il rilassamento

La maggior parte dei problemi derivanti dalla paura del pubblico si presenta a causa di atteggiamenti inadeguati del musicista nei confronti del concerto, tra cui la confusione sul corretto atteggiamento verso la preparazione (studio) e il concerto, le idee sbagliate sul modo di usare l’energia, la natura del “lavoro” del musicista e un approccio iperattivo verso il concerto. La teoria comportamentale secondo la quale “l’atteggiamento precede l’azione” suggerisce che tutte le azioni sono espressione degli atteggiamenti e che per cambiare il comportamento occorre dapprima cambiare l’atteggiamento, per cui esamineremo dapprima tale questione.

Lo studio e l’esecuzione

Lo studio e l’esecuzione coinvolgono due tipi distinti di impostazione mentale. Lo studio è un’attività intellettuale orientata all’obiettivo, mentre l’esecuzione è un’attività olistica, emotiva ed intuitiva, orientata all’elaborazione. È comprensibile che spesso gli studenti confondano queste due impostazioni mentali molto diverse.

Nei primissimi anni formativi, gli studenti tendono a investire più tempo nello studio che nell’esecuzione. Senza rendersene conto, sviluppano un atteggiamento orientato allo studio. Poiché non maturano una grande esperienza nell’esecuzione, credono che l’impostazione mentale sviluppata con lo studio possa essere applicata all’esecuzione, ma non è così. Il risultato è invece un’esperienza musicale frustrante. Il procedimento intellettuale è adatto allo studio ma è troppo lento per essere usato durante l’esecuzione.

Un caso con cui sono sicuro ogni lettore ha avuto a che fare è quando, dopo aver studiato una particolare idea musicale, si tenta d’inserirla in un assolo durante un’improvvisazione. Notate come blocchi tutto. L’intuizione prende decisioni a una velocità 20.000 volte superiore rispetto a quella dell’intelletto, spesso così veloci che l’esecutore non ne è nemmeno consapevole.

È possibile che gli studenti diventino dipendenti dal loro atteggiamento orientato allo studio e si sentano più sicuri perché hanno acquisito una maggiore esperienza di questo tipo. Quando però scoprono che l’atteggiamento orientato allo studio non funziona sul palco, tale sicurezza sparisce e diventano nervosi.

L’unico modo per correggere questo problema consiste nell’acquisire sufficiente esperienza nell’esecuzione in modo da sviluppare un atteggiamento nei confronti dell’esecuzione che dia maggior sicurezza. Un atteggiamento nei confronti dell’esecuzione non può essere sviluppato in una stanza suonando da soli, ma deve essere appreso con anni di esecuzione sul palco con altri musicisti.

L’atteggiamento nei confronti dell’esecuzione si sviluppa stando sul palco, dimenticando tutto ciò che si è studiato e semplicemente “lanciandosi e sperando che venga bene”. “Lanciarsi” è spesso sinonimo di “fingere”. “Fingere” è un procedimento molto sofisticato che può essere appreso solo dopo anni di tentativi ed errori. Il sentimento di “fingere” spesso viene descritto dai musicisti come “uscire in pubblico senza una rete”. Per sentirsi a proprio agio, sono necessari tempo ed esperienza. L’unico modo per diventare bravi in questo procedimento consiste nel ripeterlo più volte finché non lo si acquisisce correttamente. Non esistono scorciatoie: è possibile svilupparlo solo esercitando un atteggiamento “incurante”, quindi salire sul palco portandoselo con sé, senza preoccuparsi di essere perfetti o di commettere errori. Tutti i grandi interpreti hanno iniziato “fingendo”. Nei primi anni, all’ascoltatore era evidente che si stavano impratichendo. Col tempo, la loro abilità a fingere si è sviluppata talmente che l’ascoltatore non poteva più sostenere che l’esecutore esperto stesse fingendo.

Lo stato mentale giocoso

Lo stato mentale che più contribuisce alla creatività è quello giocoso. Tutti noi siamo nati in questo stato mentale e trascorriamo la maggior parte della nostra prima gioventù a godercene le ricompense. Quando cresciamo e iniziamo a prendere il nostro posto nella società degli “adulti”, questa giocosità viene scoraggiata e soffocata a vari livelli. La società non potrebbe funzionare bene se tutti fossero giocosi tutto il tempo. Dobbiamo imparare le regole di comportamento della società e diventare un membro che fornisce il proprio contributo. Sebbene durante tale processo di crescita questo stato di giocosità venga domato, non sparisce del tutto! Continua a rimanere in ognuno di noi e può essere recuperato e reimparato. Imparare come tornare a questo stato mentale sarà uno dei principali obiettivi della carriera artistica di qualsiasi musicista. La comprensione della paura del pubblico è il primo passo verso il raggiungimento di tale obiettivo.

Il ciclo della paura del pubblico

Spesso, il primo pensiero del giorno che abbiamo rispetto a un concerto imminente mette in moto il ciclo della paura del pubblico. Tale ciclo è una curva giornaliera a crescita lenta il cui picco si registra immediatamente prima o durante l’esecuzione, quindi decresce rapidamente e spiega il senso di “caduta” che prova la maggior parte dei musicisti. Spesso è utile fare un sonnellino prima del concerto per interrompere la curva della paura del pubblico.

La costituzione di condizioni fisiche, emotive, sociali e musicali creative che rimangano stabili deve essere uno degli obiettivi principali di qualsiasi artista. Le attività quotidiane devono essere decise esclusivamente considerando se migliorano la capacità di esecuzione. L’attività fisica prima e durante il concerto deve essere ridotta al minimo per evitare lo stress e la fatica. L’attività mentale deve essere spontanea e limitata (un certo senso dello humor è sempre utile). L’attività emotiva deve essere ridotta al minimo.

«La sovrapproduzione di questo ormone è il risultato di un riflesso condizionato che si riscontra in tutto il mondo animale»

La paura del pubblico è un fenomeno naturale. Fondamentalmente è causata da un eccesso di adrenalina. La sovrapproduzione di questo ormone è il risultato di un riflesso condizionato che si riscontra in tutto il mondo animale, dove spesso viene chiamato “risposta fuggi o combatti”. Questo riflesso si attiva automaticamente quando il benessere emotivo e fisico viene percepito in pericolo. Di conseguenza si prova un disagio fisico, mentale ed emotivo e si riscontra una ridotta capacità esecutiva.

È questa percezione negativa dell’esecuzione che causa la “risposta fuggi o combatti”. In genere il musicista ha tale percezione quando investe il concerto di troppo significato e lo considera troppo seriamente! La società ci condiziona a prendere i nostri sforzi sul serio e c’insegna a lavorare sodo per raggiungere i nostri obiettivi. Questo atteggiamento lineare da “emisfero sinistro del cervello” è sicuramente adatto allo studio della musica e dello strumento, ma non ad un’esecuzione creativa che richiede lo sviluppo di uno stato mentale estemporaneo, spensierato e giocoso, da “emisfero destro del cervello”. L’orientamento all’obiettivo può causare il senso di mancato raggiungimento dei nostri obiettivi e questo, a sua volta, è sufficiente per incutere paura in qualsiasi musicista rendendo tangibile la minaccia che scatena il ciclo della paura del pubblico. Qualsiasi atteggiamento, apparentemente razionale, che partecipa a rendere “importante” l’esecuzione, deve essere considerato negativo e non produttivo! L’obiettivo dovrà essere quello di sviluppare e praticare esercizi mentali che possano aiutare a spogliare il più possibile l’esperienza dell’esecuzione di un “significato” personale.

Alcuni tra gli altri elementi che contribuiscono alla paura del pubblico sono i seguenti:
– Il tentativo di analizzare come si sta suonando durante il concerto
– L’aspettativa di ricompense immediate
– La sovraeccitazione

A causa della modalità di funzionamento delle orecchie, è impossibile analizzare il modo in cui si sta suonando durante il concerto. L’orecchio, come il cervello, funziona in modo lineare. L’orecchio può sentire in modi molto diversi, ma solo in un modo alla volta. Ascoltarvi mentre suonate (ascoltare la musica “da dentro”) è un modo di sentire, ascoltare una vostra registrazione (ascoltare la musica “da fuori”) è un altro. Quando provate ad analizzare come suonate dal vivo, tentate di ascoltare due modi contemporaneamente e non è possibile ascoltare contemporaneamente la musica “da dentro” e “da fuori”. Non appena tentate di ascoltarvi “da fuori” mentre suonate, diventate eccessivamente autoconsapevoli e questo può generare apprensione. Il desiderio di autoanalizzarvi viene solo da una fonte: l’eccessiva attenzione posta alla domanda “come suono?” Non potete preoccuparvi di come suonate e contemporaneamente essere coinvolti nell’esecuzione. Quando vi preoccupate eccessivamente di come state suonando, l’ego entra in gioco e l’immagine di sé diventa troppo importante. Mentre suonate, potete trovarvi solo “dentro” la musica e, come detto sopra, “sperare che venga bene”.

Affrontare l’esecuzione con aspettative di ricompense immediate (come un eccitamento fisico ed emotivo e un’approvazione da parte del pubblico) è un altro serio ostacolo alla creatività. Fa parte della natura umana aspettarsi delle ricompense per i nostri sforzi ma, molto spesso, ci accontentiamo delle ricompense grossolane, di basso livello, dell’eccitamento fisico ed emotivo e neghiamo a noi stessi le più sofisticate ricompense di essere in grado di suonare ciò che vogliamo suonare, nel modo in cui vogliamo suonarlo, quando vogliamo suonarlo. L’eccitamento fisico ed emotivo è piacevole e, in quanto tale, dà assuefazione, ma in sé non è nulla di più che una gratificazione immediata. Lo studente spesso si “assuefa” a queste ricompense e può arrivare a non volervi rinunciare. Non è possibile raggiungere le più elevate ricompense che l’esecuzione può offrire senza rinunciare a quelle più basse.

L’uso adeguato dell’energia ha una relazione diretta e causale con il grado di rilassamento che potete raggiungere. Di conseguenza, il livello di tecnica e di controllo che si perde è uguale alla quantità di energia in eccesso che generate. Poiché l’energia in eccesso e la tensione avranno un effetto debilitante sulla tecnica strumentale, sulla resistenza fisica e sul controllo emotivo, mettete a repentaglio la vostra capacità di produrvi in una prestazione musicale al massimo livello.

Questa generazione di energia in eccesso spesso è causata da un’incomprensione della natura del “lavoro” che un musicista compie durante un’esecuzione. La quantità di lavoro svolta da un essere umano viene misurata in termini di calorie bruciate. Se si confronta la quantità di calorie bruciate da un musicista che si esibisce per tre ore con quella di uno scavatore che lavora per otto ore, si scopre che le calorie bruciate sono uguali, anche se la quantità di lavoro fisico è completamente diversa. La natura del “lavoro” svolto da un musicista è di tipo “concentrativo”, non fisico. L’obiettivo consiste nel tranquillizzarsi a livello fisico ed emotivo. Guardate un qualsiasi video dei grandi interpreti e noterete quanto siano tranquilli.

La sovraeccitazione viene inoltre segnalata dall’eccesso di energia speso nel tentativo di seguire un “andamento” o di “entrare” nella musica. Spesso gli studenti lo traducono nelle loro teste pensando che, per poter trasmettere con successo delle emozioni, ci si deve impegnare fino al parossismo. L’ “andamento” (swing) non è mai stato definito con precisione, ma una definizione accettabile potrebbe essere il modo di suonare e la relativa qualità “emozionale”. Questa qualità è un dono con cui siamo nati: non può essere acquisita, ma può essere sviluppata. Un musicista può o meno seguire un “andamento”. Se avete scoperto di possedere questa qualità di “seguire un andamento”, allora smettete di andare avanti a tentativi e iniziate a sviluppare e a controllare il vostro “andamento”, impedendo che vi controlli. Infine dovete imparare a “scollegarvi” dall’emozione della musica e a “entrarvi” per sviluppare un approccio spassionato all’esecuzione. Certamente è impossibile eliminare le vostre emozioni ma potete, usando le idee di questo articolo, ridurle ad un livello gestibile.
È inoltre utile incanalare il vostro eccitamento verso l’esterno. Per evitare di tenere tutta la vostra energia sul palco, rischiando di sovraeccitare voi stessi e i vostri colleghi, sappiate che l’energia può essere diretta semplicemente concependola come un flusso esterno in direzione degli ascoltatori. Può essere un utile esercizio scegliere una persona del pubblico verso la quale suonare.

Esercitare diversi atteggiamenti

Tutti gli esecutori hanno trovato la tecnica di “autoconcentrazione” efficace per spogliare un concerto di eccessiva importanza. Questi atteggiamenti di “estraniazione psichica” sembrano funzionare meglio nelle tre ore precedenti un concerto. Un esempio può essere il procedimento del “non farci caso”. Iniziate con il convincervi che non fate caso a come suonate e che non fate caso a ciò che gli altri musicisti del gruppo pensano della vostra esecuzione. Estendete questo pensiero al pubblico e al promotore del concerto. Riconoscete che voi non sareste in prima fila se alle persone non piacesse il vostro modo di suonare e usate questo pensiero come base per la vostra autoconsapevolezza. Dopo esservi esercitati con questo atteggiamento per un certo periodo, potete iniziare a considerare il palco con uno stato mentale più calmo. Altri atteggiamenti di “estraniazione psichica” che potete adottare sono “la non importanza di tutto ciò” e “mi sono annoiato di suonare”, oppure potete creare un atteggiamento adatto alla vostra specifica personalità. Queste “estraniazioni psichiche” sono atteggiamenti “approssimativi” che voi “indossate” come lenti di diverso colore. Affinché siano efficaci, devono essere messi in pratica assiduamente, allo stesso modo in cui studiereste le scale e lo strumento.

Lo sviluppo di un approccio calmo, spassionato e “giocoso” allo strumento e al concerto vi aiuterà a raggiungere un elevato livello di rilassamento e di creatività. Il concetto è di essere “emozionanti, non emozionati”.

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